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Il web e i bambini. Se affidiamo ad un algoritmo la scelta dei contenuti per i nostri figli

Chi non hai mai messo un tablet o un cellulare tra le mani di suo figlio scagli la prima pietra. È un gesto naturale, ormai, e non rappresenta di per sé né un pericolo, né un peccato. A patto che consideriamo lo strumento, e le relative app (spesso anche quelle dedicate ai bambini), alla stregua di uno sconosciuto imprevedibile, da tenere sotto stretta, strettissima sorveglianza. Affidereste mai vostro figlio, di due, quattro o sei anni ad uno sconosciuto, in apparenza affidabile, che però tutto a un tratto può parlare a sproposito, spaventare, impressionare, dare brutti esempi, esercitare una pessima influenza?
Da madre, mi è capitato più volte di rincorrere e cancellare contenuti non selezionati ma comparsi sullo schermo, e a mio parere altamente inappropriati, su applicazioni dedicate a bambini piccoli. Ecco quelli che ricordo: video di un ragazzo che ingoia per gioco palline da bigliardino (una rappresentazione molto pericolosa se destinata ad un bambino piccolo), una folla di Spiderman tutti uguali su un lungomare (Nizza?) investiti volontariamente da un auto, persone che scavano forsennatamente delle buche a grandezza d’uomo (per farci cosa?).
Le discussioni sull’appropriatezza dei contenuti sulle piattaforme video non sono nuove. YouTube Kids, lanciata negli USA otto anni fa, è subito corsa ai ripari dopo il caso di Peppa Pig assassina e di altri personaggi dei cartoni animati riprodotti in video inquietanti.
Nonostante i miglioramenti apportati nel tempo, nel 2022 l’app ha mostrato un video horror a bambini (la clip era intitolata “Show for children”: il suo creatore l’ aveva contrassegnata come contenuto per adulti, ma l’algoritmo è stato tratto in inganno dal titolo e ha rimosso la restrizione). È solo di qualche mese fa, invece, la notizia che YouTube abbia consigliato video di armi e di sparatorie nelle scuole a dei minorenni (benché avessero impostato in app le restrizioni per età). YouTube, anche nella versione Kids, è solo la piattaforma più popolare, ma il discorso vale anche per le piattaforme simili.

Cosa si può fare allora? Naturalmente esistono strumenti di parental control che aiutano a limitare possibili inconvenienti, migliorando il ‘filtraggio’. Ci sono poi tante altre applicazioni maggiormente controllate, che sono figlie di canali televisivi, e i cui contenuti sono preselezionati, e non pescati a strascico dal web.

Ma è impensabile – allargando un po’ il discorso – affidare l’intrattenimento e quindi anche l’educazione e la crescita intellettiva dei bambini ad internet. Abissale è la differenza con la televisione, dove i contenuti per bambini o ragazzi sono selezionati e approvati attraverso lunghi processi e da più persone competenti. Il web, al contrario, è un mare vastissimo, profondo, e dunque opaco per definizione. E le piattaforme solo regolate da algoritmi che non saranno mai perfetti, e gli inconvenienti aumentano se non attiviamo tutte le limitazioni previste dal parental control. Al di là dei rischi, poi, c’è il discorso generale della scarsa qualità di molti video sulle piattaforme in rete, anche per i bambini, spesso realizzati da gente comune, senza un brandello di storytelling, senza logica, senza scopo, o semplicemente stupidi.
Insomma, contro l’onda scura non c’è argine che tenga. Gli unici veri filtri affidabili restano sempre la presenza attiva e la coscienza dei genitori.

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