Mi trovo in uno studio medico. La segretaria ha un bel nasino, belle labbra. In sala c’è un’altra donna, stesso identico naso, stesso concetto di labbra. Saranno sorelle, penso. Ma no, si conoscono appena… hanno solo lo stesso chirurgo.
È dagli albori della chirurgia plastica che mi diverto ad identificare i seni rifatti: alti, non si muovono manco col terremoto, stanno lì con fare scultoreo, stentoreo, marmoreo, ma a conti fatti questa immobile perfezione a me pare respingere, piuttosto che accogliere. Mi sa che sono rimasta l’unica che ancora si pone delle domande: la rubrica “fatti&rifatti” di Striscia La Notizia è fuori moda da tempo. Modificare il corpo delle donne è pratica antica e sempre più frequente. Cade negli ultimi anni anche il tabù delle giovanissime, che ricorrono alla plastica quando sono appena diventate donne. Le meno fortunate ottengono seno o glutei come regalo dei diciotto anni. Ad oggi, il 73% degli adolescenti italiani (ragazze, ma anche ragazzi) ha ammesso di aver subito qualche tipo di intervento estetico. Una cifra enorme, che impone una qualche riflessione. Una riflessione che però si muove su un terreno accidentato, tanto è diffusa e ‘normalizzata’ la chirurgia estetica. Ma cercheremo dei punti fissi, diciamo delle protesi, nel ragionamento.
Cominciamo da qui: cosa spinge le donne a gonfiare seno e labbra, sempre di più e spesso anche quando non sarebbe oggettivamente necessario? Si ricorre a questo genere di interventi per piacersi di più, per risolvere un bisogno psicologico, spiegano all’AICPE (associazione italiana chirurgia plastica estetica). Tutto lecito, ma, ragionando a grandi linee e in prospettiva diacronica, il tema centrale resta quello del corpo delle donne, una volta stretto in corsetti che spezzavano il fiato, mortificato con strati e strati di gonnelle, poi scoperto, svelato, ogni generazione un palmo di più, e poi gonfiato, rimodellato, per renderlo accettabile.
L’essenza della donna è ancóra ancorata, troppo ancorata, al corpo, che deve essere truccato, femminile per definizione, attrattivo, sempre più perfetto. La condizione femminile è ancora fortemente vincolata all’immagine di bellezza, di attrattore sessuale. I ritocchi rispondono spesso alla necessità di sentirsi desiderabili, sono quindi una esplicitazione del desiderio maschile.
Sarebbe utile concentrarsi di più sull’essenza, e fare un po’ di filler agli interessi personali e magari anche una liposuzione alla smania di piacere e di eliminare imperfezioni, e a quella che in gergo tecnico è conosciuta come “oggettivazione sessuale”, ovvero la percezione di sé come oggetto osservato piuttosto che come agente.
E mi tornano in mente le parole della protagonista dell’opera di Pirandello “Come tu mi vuoi”: “in me non c’è nulla, più nulla, di mio: fammi tu, come tu mi vuoi”.